di Nicola Lucarelli
Sabato 27 Ottobre, alle ore 19,45. Nella Chiesa del Sacro Cuore a Mola si terrà un incontro pubblico sulla figura e l’opera di Giuseppe Toniolo, organizzato dall’Azione Cattolica della Parrocchia.
Giuseppe Toniolo, testimone di santità laicale per l’oggi: questo il tema dell’incontro che sarà introdotto da Maria Campanile, vice presidente dell’Azione Cattolica Diocesana, e presentato da Don Franco Fanizza, parrocco del Sacro Cuore.
La relazione sarà svolta dalla prof. Cecilia Natale, a cui seguiranno gli interventi dell’assemblea.
Intanto, in Chiesa è stata allestita una interessante mostra fotografica, visitabile fino a Domenica 28 Ottobre.
“Giuseppe Toniolo merita di essere guardato come particolare modello e intercessore per i laici cristiani che vogliono vivere pienamente la propria vocazione di cristiano e di cittadino”.
Così si è espresso il Card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della CEI, intervenendo al convegno delle Presidenze Diocesane di Azione Cattolica, in corso a Roma dal 28 aprile al 1°maggio . “Con intelligenza e quindi con umiltà, – ha aggiunto il Cardinale, che è intervenuto nel pomeriggio del 29 aprile, poche ore dopo la Beatificazione – Toniolo ha sempre cercato di costruire e proporre piuttosto che opporre, con quel sano equilibrio che rispetta e afferma sempre la verità delle cose e dei principi”.
Giuseppe Toniolo nacque a Treviso, nella parrocchia di Sant’Andrea, nel 1845, in una famiglia della buona borghesia veneta. La famiglia si trasferì in varie città del Veneto per seguire il padre, ingegnere. Giuseppe frequentò le scuole medie nel Collegio di Santa Caterina – poi Foscarini – a Venezia. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, dove i suoi maestri furono Fedele Lampertico e Angelo Messedaglia, si laureò il 21 giugno 1867; Dal primo gennaio 1869 fu nominato assistente alla cattedra Giuridico-politica dell’Università di Padova e nel 1873 conseguì la libera docenza in Economia politica.
Fu dapprima insegnante presso l’Istituto tecnico di Venezia (1874) e dopo una breve supplenza del Messadaglia nell’Università di Padova, fu chiamato come professore straordinario di Economia Politica nell’Università di Modena e Reggio Emilia (1878), per approdare definitivamente come ordinario nell’Università di Pisa, dove tenne la cattedra di Economia politica dal 1879 alla morte. Nel 1883 ebbe tra i suoi allievi a Pisa Werner Sombart, che divenne successivamente una delle massime autorità internazionali di economia politica[2].
Il 4 settembre 1878 sposò Maria Schiratti di Pieve di Soligo, dalla quale ebbe sette figli.
Giuseppe Toniolo morì nel 1918. Le sue spoglie riposano presso il Duomo di Santa Maria Assunta a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso.
La figura di Giuseppe Toniolo occupa un posto importante nella storia del pensiero e dell’organizzazione del laicato cattolico: nel 1889 fondò a Padova l’Unione cattolica di studi sociali, di cui fu presidente; collaborò anche con l’Opera dei Congressi. Dopo il suo scioglimento (1904), si occupò di riorganizzare l’Azione Cattolica. Fu ispiratore e promotore della prima Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, che tenne a battesimo nel 1907.
Fondò nel 1893 a Pisa la Rivista internazionale di scienze sociali e discipline ausiliarie, e nel 1894, sulla scia aperta dalla pubblicazione della Rerum Novarum, formulò il primo programma politico cattolico, il “Programma dei cattolici di fronte al socialismo”.
Il Toniolo non fu mai propriamente impegnato nella sfera politica, ma fu tra i fondatori della FUCI. La sua partecipazione fu contrassegnata da una profonda sintonia con il magistero ecclesiale.
Il lavoro di organizzazione sociale è particolarmente importante perché svolto negli anni in cui – dopo la presa di Roma nel 1871 e prima del Concordato del 1929 – il Non expedit vietava ai cattolici la partecipazione diretta alla vita politica italiana, generando un deficit democratico non indifferente. In questo senso, importante è stato anche il dialogo sempre cercato fra tutte le posizioni cattoliche, dalla meno transigente a quella più “pragmatica” di chi riteneva ormai possibile un’azione anche politica.
(Fonte: Wikipedia)
La Signora Campanile ha preso la parrocchia del Sacro Cuore per il suo personale centro convegni? Sarebbe stato meglio se tali incontri fossero organizzati altrove anzichè in un luogo sacro!!!!
Moleseobiettiva ti meravigli? In molti hanno fatto della Chiesa una “res privata”, ovviamente la loro opera è illuminata dalla fede.
Con tutto il rispetto per Toniolo (morto nel 1918) forse la Chiesa si dovrebbe occupare di temi più attuali e pressanti. Le famiglie non arrivano a fine mese (quando un lavoro c’è); la disoccupazione sta travolgendo la società, il precariato pure; droga, alcoolismo a Mola sono molto diffusi.
Per 10 persone che vanno a Messa, mille ne stanno fuori.
Le lezioncine di storia patria e di storia della dottrina sociale della Chiesa è bene lasciarle a consessi universitari o specialistici.
La Chiesa locale si occupi del malessere sociale, della disgregazione delle famiglie,ascolti la voce di chi è in difficoltà, dibatta dei temi contemporanei, si chieda come fare per rendere il messaggio evangelico verbo che scende e opera in mezzo alla gente in carne e ossa.
Davide la chiesa locale deve liberarsi di certi personaggi politici che pensano di usare le parrocchie per scopi elettorali allontanando sempre di più la gente normale!!!!
In effetti, molte parrocchie sono più centri di potere e trampolini di lancio che fucine di diffusione del Vangelo.
Nella vita ho imparato a diffidare dei prezzemolini che stanno sempre in mezzo e che pretendono di catechizzare gli altri da posizioni di privilegio sociale e di appartenenza al notabilato locale, non di avere uno scambio di pensiero e di azione alla pari con i propri simili.
Personalmente non vedo quale scandalo ci sia a parlare in una chiesa del Beato Giuseppe Toniolo, un laico che ha testimoniato con la sua vita la santità. Non frequento la Parrocchia del Sacro Cuore e non conosco le vicende interne all’attività parrocchiale. Mi chiedo: non sarebbe meglio discuterne con il parroco o all’interno degli organismi parrocchiali, piuttosto che su un sito dove gran parte dei lettori non conoscono le situazioni e non comprendono le oscure insinuazioni?
A Davide vorrei consigliare di non fare di tutta l’erba un fascio.
Direttore, nessuno scandalo e nessun fascio unico. Solo che nelle parrocchie molesi difficilmente si sente parlare e dibattere dei problemi attuali (e sono tanti!), alla cui soluzione una lettura, scevra da immobilismo, del Vangelo potrebbe dare molto. Purtroppo, si fa troppa accademia ma poca sostanza. Poca azione e troppa dottrina. Gesù era un uomo (oltre che Dio) d’azione, non di parole, parole, parole.
Santi e Beati li proclama la Chiesa; per questo è ovvio che di Toniolo se ne parli in questo ambito. E’ uscito di recente un libro scritto da Ernesto Preziosi dal titolo “Giuseppe Toniolo – Per una società di santi”, Editrice AVE, la cui lettura è consigliabile per molti aspetti; costa solo 9€. E’ una biografia del Beato che descrive assai bene il suo ruolo come ispiratore del Movimento cattolico in Italia, esperienza che opera a vantaggio dei ceti deboli ed emarginati le cui difficoltà erano accentuate dall’affermarsi della rivoluzione industriale nel nostro Paese. Dalla lettura si desume l’attualità non solo del pensiero, ma soprattutto dell’azione di Toniolo. Altro che vecchio scarpone. E poi vi è un’altra cosa da dire: oggi è in atto un tentativo deliberato di capovolgere valori, sentimenti e punti di riferimento. Mercato uber alles: questo è il motto imperante che anche l’arido pensiero montiano tenta di affermare. La dimensione dello spirito, invece, ha fondamento essenziale nella centralità dell’uomo e nel primato assoluto di questi. Se oggi si ambisce a rating da tripla A per le economie, si guarda poco agli uomini integri da tripla A; ma in realtà è di questi che abbiamo più bisogno, e Toniolo è stato uno di loro. Quanto, infine, all’attenzione e all’impegno della Chiesa verso le estesissime situazioni di difficoltà odierne, inviterei a leggere l’intervista rilasciata sul possimo numero di Città Nostra da don Antonio Ruccia, direttore della Caritas diocesana. Si potrà comprendere, senza luoghi comuni, come è cambiato lo scenario delle povertà in questi ultimi mesi e come è creciuto l’impegno che grava sulla Caritas, anche su quella delle parrocchie, di fronte ad uno Stato che arretra sempre più vistosamente. A queste attività, a quelle delle suore di Madre Teresa, si può sempre collaborare: c’è posto per tutti, basta offrirsi.
Vabbè io sono per la Chiesa dei preti latino-americani che hanno scelto da che parte stare, anche se la “teologia della liberazione” è stata condannata da Ratzinger. Più Helder Camara, mons. Romero e Hans Küng; meno icone dei tempi andati.
Che in chiesa si parli di argomenti attinenti non mi scandalizzo e mi st bene, rientra nella logica delle cose.
Quello che non sopporto assolutamente è la continua, incessante, assurda e prepotente attività politica della chiesa e dei suoi fidati adepti esterni. Sono loro il più grosso male della società italiana, con il classico piede in due scarpe.
Ne rimane drogata tutta la politica italiana e l’economia che ne deriva. Un vero fardello che la nostra società si porta diettro da secoli e per il quale tuttti noi paghiamo in termini economici, di costume, di cultura e di condizionamento.. Una asurdità dalla quale , sopratutto al Sud non si riesce venirne fuori.
E per rendersene conto basta sovrapporre la cartina della religione con quella economica e della qualità sociale.
Dove è massima l’influenza della chiesa, è minimo il tenore economico e sociale. Non solo in italia, ma anche in europa e nel mondo. Il condizionamento è troppo forte! basta vedere, invece quanto siano avanzati i territori a prevalenza protestantesimo, con preti che vivono na vita ociale diversa e con maggiori responsabilità individuali, come il peso di una famiglia!!
In effetti, la Chiesa cattolica è ancora attardata su posizioni medievali in molti campi. Come il celibato dei preti. San Pietro e molti apostoli erano sposati. La Chiesa delle origini vedeva la compresenza di sacerdoti e vescovi sposati e celibi, senza alcuno scandalo.
Il celibato fu imposto definitivamente con il concilio di Trento (1545), ma trasse necessità nel medioevo soprattutto dal formarsi delle proprietà ecclesiastiche che, in quel modo, rimanevano all’interno della Chiesa e non venivano ereditate da terzi.
Oggi si tratta di un retaggio anacronistico che, tra l’altro, favorisce la crisi delle vocazioni.
Stesso discorso per le donne: perchè non possono essere sacerdotesse? Cosa lo impedisce sotto il profilo spirituale e religioso?
Sono d’accordo con Pipino: un sacerdote sposato, che conosce le difficoltà e le gioie di avere una famiglia, può essere fonte di maggiore maturità di idee e di azione per la Chiesa. Nessun obbligo di sposarsi: ma perchè non possono coesistere preti sposati e preti celibi, secondo la volontà e la vocazione di ciascuno?
Anzichè attardarsi in convegni di vecchio conio (con tutto il rispetto e la massima considerazione per figure di altissimo livello come Toniolo), forse la Chiesa dovrebbe interrogarsi sulle problematiche dell’oggi e di un futuro che si annuncia sempre più incerto e privo di vera luce.
La scristianizzazione del mondo occidentale, purtroppo, passa molto spesso attraverso la cruna dell’ago di visioni slegate dalla realtà che non danno risposte alle angosce dell’uomo contemporaneo.
La luce che promana da Cristo è l’unica in grado di illuminare il cammino attuale e futuro dell’umanità, ma la Chiesa deve fare in modo che quella luce sia diretta sulla vita vera di uomini e donne della nostra epoca.
Se i Davide e Pipino si celassero meno di chi firma per esteso gli interventi, si potrebbe dialogare proficuamente, e, forse, anche a quattr’occhi sui temi da loro sollevati. Io ho la sensazione che, avvertendo ormai debolezza in relazione alla questione Toniolo, abbiano sentito forte l’esigenza di passare ad altri argomenti, come si fa in un dialogo quando si è in difficoltà col tema trattato, correndo così il rischio, però, di incorrere in una deriva anticlericale. Rispetto al loro approssimativo argomentare dico solo una cosa: la tradizione giudaico-cristiana è considerata dagli studiosi tra le principali fonti del diritto moderno e questo ha un forte nesso con l’affermarsi dei valori di democrazia. Per venire a tempi più recenti sembra quasi inutile soffermarsi sulle matrici della ns. Carta costituzionale e sugli uomini di parte cattolica (quasi tutti giuristi), che, insieme ad altri, l’hanno ispirata. Ancora: rispetto agli intevnti adottati nell’attuale crisi economica, il pensiero sociale di ispirazione cristiana è fortemente critico e denuncia con decisione le sperequazioni introdotte dai “sapienti” professori.
Quanto al celibato, al sercerdozio delle donne, non mi soffermo, sarebbe troppo lungo farlo in una presentazione, che, mi pare, abbia come tema altro, un tal Toniolo … Dico solo che le opportunità mancate e non colte da parte della Chiesa, elencate da Davide e Pipino, dovrebbero farli riflettere un tantino in più sul perchè molte scelte ecclesiali appaiono controcorrente; solo un giudizio istintivo potrebbero fare apparire autolesioniste.
Infine: torno a ripetere che un esperienza diretta con le Caritas parrocchiali o con le suore di Madre Teresa non potrebbe essere che illuminante e aprire gli orizzonti della comprensione, a tutti; in queste attività si mettono le mani, la faccia, il proprio nome e cognome, e queste cose cambiano le prospettive, soprattutto quelle che hanno un sapore da senso comune. Dom Helder Camara, Romero l’hanno fatto; citarli da lontano non basta, imitarli, anche un tantino, è già meglio.
OK, tutto giusto, però non si può impedire di avere una visione diversa della Chiesa rispetto all’ortodossia della gerarchia ecclesiastica.
E’ un diverso modo di intendere la missione della Chiesa rispetto alla dottrina sociale ufficialmente professata. Credo che la Chiesa si debba schierare dalla parte dei più deboli prendendo posizione concreta contro i più forti. Invece, mi pare che, al di là di tantissimi preti, suore, missionari e laici molto impegnati in prima persona in tutto il mondo, la gerarchia “romana” e curiale sia più legata a logiche di potere temporale che a vera solidarietà.
Non capisco cosa c’entri l’anonimato con i contenuti espressi in maniera urbana e civile, credo, o con la sentita ” forte esigenza di passare ad altri argomenti, come si fa in un dialogo quando si è in difficoltà col tema trattato, correndo così il rischio, però, di incorrere in una deriva anticlericale”
Mi pare che chi stia cercando di cambiare oggetto e soggetto sia chi firma.Poi per quanto riguarda la crisi economica sarebbe il caso di sentire i poveri cristi disperati quando vedono amministrare i sacramenti con livree dorate e sfarzose. anche l’occhio vuole la sua parte. Una profonda rivisitazione dell’immagine e dei contenuti della chiesa ritengo sia oramai doverosa. Vogliamo parlare dell’IMU che deve esere pagata da chi non è proprietario di una abitazione pe la quale sta pagando il mutuo e non viene pagata per l’immenso patrimonio non afferente al culto e produttore di fatturato che gestisce la chiesa? devo andare avanti?
Non sono un miscredente o ateo o qualunquista. Sono un cittadino medio con attenzione alle problematiche del sociale. Nessuna avversione verso il Toniolo e altri che hanno “abbracciato la croce”. Specie in questo specifico particolare momento della nostra storia.
Grazie per la cortese attenzione.