Giuseppe Toniolo un laico di grande qualità, una personalità chiave tra '800 e '900, un anticipatore del Concilio
Dalla Prolusione del Cardinale Angelo Bagnasco
21 maggio 2012 - Assemblea Cei
Mi avvio alla conclusione, evocando la figura di un laico, e un laico di grande qualità, Giuseppe Toniolo, per la cui beatificazione desideriamo ringraziare il Sommo Pontefice e quanti negli anni si sono prodigati per raggiungere questo risultato, che non riguarda solo l'Arcidiocesi di Pisa e le Diocesi di Treviso e Vittorio Veneto, e neppure solo l'Azione Cattolica, l'Università Cattolica e le Settimane sociali, ma realmente tutta la Chiesa che è in Italia. La sua è una personalità chiave tra ‘800 e ‘900, che ha dato lustro alla professione docente, all'istituto familiare, al movimento cattolico italiano ed europeo nel suo insieme. Fu un uomo limpido e coraggioso, anticonformista rispetto allo spirito dei tempi, ma molto attento alle dinamiche ecclesiali tra le quali operò sempre per unire e mai per dividere. Era un ottimista tutt'altro che ingenuo, e si dedicò con passione all'apostolato interpersonale, anche attraverso un epistolario facondo ed esemplare. La sua testimonianza è particolarmente attuale per gli studi a cui si consacrò, e la capacità di sintesi sempre in divenire, di fede e vita quotidiana, intesa anche come vita accademica: qualcosa - è stato detto - che richiede una quotidiana risurrezione. In questo fu un anticipatore del Concilio, specie là dove afferma che «ogni laico deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione» (LG n. 38) e per questo capace di «trasmettere alle generazioni di domani, ragioni di vita e di speranza» (GS n. 31). Per la stagione che il nostro laicato cattolico sta vivendo, questa beatificazione è un autentico colpo d'ala, di cui sarà bene non disperdere la spinta. Sembra, anzi, che essa arrivi nel momento più indicato, quando i cattolici - sia sul versante interno che su quello esterno - stanno mettendo in campo iniziative provvidenziali per il bene del Paese e che noi incoraggiamo. Diceva il Papa nella recente tappa ad Arezzo e San Sepolcro, proprio in riferimento alla figura del nuovo beato: «Alla sfiducia verso l'impegno nel politico e nel sociale, i cristiani, specialmente i giovani sono chiamati a contrapporre l'impegno e l'amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica, che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri». E per i giovani aggiungeva «l'invito a pensare in grande: abbiate il coraggio di osare. Siate pronti a dare nuovo sapore all'intera società civile, con il sale dell'onestà e dell'altruismo disinteressato» (Incontro con la cittadinanza di San Sepolcro, 13 maggio 2012).
Vi ringrazio, venerati Confratelli, per la benevolenza nel seguire questa mia proposta e ora nel volerla dibattere e arricchire. Ci accompagnino nei lavori di questi giorni i Santi patroni delle nostre diocesi, san Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena, il beato Giovanni Paolo II e il beato Toniolo. La Santa Vergine, cui un anno fa abbiamo consacrato l'Italia, ci sostenga; lo Spirito Paraclito sempre ci ispiri e ci sorregga. Grazie


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