ASCA - Toniolo: Riccardi, apostolo dell'iniziativa cristiana nel nostro tempo
Roma, 28 aprile 2012 - Giuseppe Toniolo, prossimo beato, rappresenta una figura-chiave per il laicato cattolico italiano e per l'impegno di questi nella società civile e politica. A ricordarne tratti e intuizioni, a pochi giorni dalle celebrazioni per la beatificazione, è il ministro della cooperazione internazionale e dell'integrazione, Andrea Riccardi, tra i fondatori della Comunità di Sant'Egidio. D. - Prof. Riccardi, il prossimo 29 aprile Giuseppe Toniolo verrà proclamato beato. Quale, a suo giudizio, il messaggio che sale da questa glorificazione? Riccardi - ''La figura di Toniolo è una figura di spessore, di grande rilievo. Professore di economia politica, credente impegnato prima con l'Opera dei Congressi poi con l'Unione Popolare, tra gli iniziatori delle Settimane Sociali, davvero uomo di ‘azione cattolica', Toniolo ha inciso profondamente sul modo con cui il cattolicesimo si è proposto durante tutto il secolo scorso, in particolare in Italia. Non credo, dunque, si possa parlare di un solo messaggio, ma di una pluralità di spunti che la sua beatificazione propone. Se poi vogliamo scegliere il principale di questi, direi che nella sua attività possiamo vedere un esempio di come essere quelle ‘minoranze creative che determinano il futuro', di cui ha parlato Benedetto XVI. Toniolo è stato un apostolo dell'iniziativa cristiana. La sua elaborazione è oggi superata, per tanti versi. Ma c'era in lui quella fede che ambisce a farsi cultura, una tensione su cui insisteva molto Giovanni Paolo II". D. - In che senso la sua figura può essere considerata un esempio per il nostro tempo? E in cosa, invece, è superata? Riccardi - ''Senz'altro è datato un certo tono apologetico - nel 1908, di fronte alle agitazioni agrarie emiliane, commentava: ‘Guai a chi arriva secondo' -. E il quadro culturale in cui Toniolo operava, che non è quello attorno a cui ruota il dibattito odierno. D'altra parte Toniolo è stato un convinto assertore della possibilità di costruire una civiltà animata dai principi cristiani. Perché le idee - diceva - muovono la storia. E qui c'è la sfida di sempre del cristiano, l'aspirazione a cambiare il mondo con i mezzi pacifici del Vangelo. Per Toniolo il credente si doveva inserire di più all'interno della società italiana, e farlo a fianco delle sue fasce più deboli. Ritengo che questa tensione all'edificazione di una società più giusta, dove l'economia non dimentichi l'etica, parli anche al nostro tempo. E la riflessione dell'Azione Cattolica ha spesso posto in evidenza alcuni punti "forti", e belli, del pensiero di Toniolo: la centralità della persona umana, il primato dell'essere sull'avere, la ricchezza come mezzo e non come fine. Il professore credeva in ‘un'economia umana' ....''. D. - Quello che dice tocca da vicino l'essere laico del Toniolo. Come sa non sono molti i laici saliti agli onori degli altari. La sua beatificazione sarà una sottolineatura di ciò che il laico cristiano può dare alla Chiesa ed alla società? Riccardi - ''Beatificazioni e canonizzazioni non possono essere contabilizzate per categorie. Perché una glorificazione non è una sorta di premio Nobel conferito dalla Chiesa, bensì un'autorizzazione di culto. Ed è più facile che tali autorizzazioni vengano richieste da gruppi ecclesiali più organizzati, come le congregazioni religiose. Ma è vero che ogni figura che sale agli onori degli altari parla in maniera differente. E che nel caso di Toniolo ci troveremo presumibilmente di fronte a una proposizione agiografica centrata sul suo essere un laico cristiano nel mondo. Su tale strada la Chiesa indicherà un esempio in più. Che si affiancherà a tanti altri esempi forniti da santi laici e non laici. Toniolo, ad ogni modo, aveva chiaro quanto il laico cristiano può essere portatore di un progetto per la società. La città dell'uomo, così pensava, poteva davvero avvicinarsi alla città di Dio. E questo - nella sua prospettiva spiccatamente preconciliare - era appunto il compito del laico cristiano".