ASCA - Toniolo: Preziosi, studioso che non si chiuse in 'torre d'avorio'
Roma, 28 aprile 2012 - Giuseppe Toniolo, economista e storico cattolico della seconda metà dell'Ottocento, precursore dell'impegno civile dei cattolici italiani e fondatore delle Settimane Sociali, era uno studioso che ''non si chiude nella torre d'avorio dell'accademia come spesso succedeva al suo tempo, ma si è fatto dettare i temi dalla realtà''. A dirlo, è una persona che lo conosce bene: Ernesto Preziosi, storico e per circa un decennio vice-presidente dell'Azione Cattolica, nonché vice-postulatore della causa di beatificazione di Toniolo che, dopo un processo durato anni, verrà coronata il prossimo 29 aprile con l'elevazione agli altari celebrata a Roma dal card. Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. In un colloquio con l'ASCA, Preziosi - che a Toniolo ha dedicato diversi volumi, tra cui "Per una società di santi", recentemente ristampato dall'editrice Ave - ha tracciato la figura del futuro beato come studioso e laico nell'Italia post-risorgimentale. "Nella sua professione - racconta lo storico - di studioso, di economista, di iniziatore, per certi versi, della scienza sociologica Toniolo non sceglie questo o quel tema in modo peregrino ma, anche quando va a studiare la storia del comune di Firenze nel Medioevo, si fa dettare i temi dall'attualità. Ad esempio, sceglie di approfondire la storia delle corporazioni per vedere che modalità di presenza i cattolici potevano ridare al mondo del lavoro. Si tratta di una forma diversa, e chiaramente precedente, alla concezione corporativa del Fascismo". Significativamente, sottolinea Preziosi, Toniolo era ''a favore di rappresentanze separate'' tra lavoratori e datori di lavoro. Così facendo, si permetteva persino di integrare, senza naturalmente mettersi in aperta alternativa, all'impostazione di papa Pio X che ''raccomandava che non ci fosse l'esperienza sindacale'': ''La Chiesa - spiega Preziosi - reagiva all'accezione del sindacalismo di sinistra socialista di allora, per cui se una categoria di lavoratori che si separa dal lavoro crea un conflitto tra le classi. Allora, il modo di non creare un conflitto è fare una corporazione dove si lavora insieme tra datori di lavoro e lavoratori: una famosa teoria dove si è esercitato anche molto del pensiero sociologico cattolico. Toniolo, quindi, già un decennio prima ancora della Rerum Novarum del 1891 si occupa dei temi del lavoro femminile, del riposo festivo, del lavoro minorile, e si fa consigliare dalla realtà che vede intorno, le condizioni di miseria della popolazione rurale. ''Anni dopo - prosegue lo studioso - scriverà il 'Trattato di economia sociale', in cui darà un'accezione dell'economia che tiene conto della società''. "Questo - sottolinea Preziosi - credo che sia uno degli elementi di attualità maggiori di Toniolo: non nei contenuti, che oggi sarebbero diversi, ma nel metodo", che si fa dettare i temi di ricerca dalla realtà. "Ecco perché - prosegue - già avanti negli anni ma ancora docente universitario, Toniolo interverrà nella vertenza dei lavoratori della Richard Ginori, in alcuni scioperi o agitazioni sindacali, mediando tra lavoratori a datori di lavoro, perché vedeva come un tutt'uno questo suo interesse per il mondo del lavoro". Da questo impegno di Toniolo emerge anche un altro elemento, secondo Preziosi: "Sbagliando, siamo abituati a considerare il Magistero della Chiesa come qualcosa che illumina i credenti, i quali poi agiscono". Il futuro beato, invece, "è la dimostrazione che il credente impegnato integra e collabora al Magistero perché con il suo studio va a dare elementi di concretezza storica a quella che è la confessione biblica sui grandi principi. Il Magistero si pronuncia sui grandi valori ma entra anche nei particolari problemi del tempo, e lo fa proprio grazie e sulla scorta dello studio di laici come Toniolo che scelgono questi temi e con questo collaborano al Magistero della Chiesa". Toniolo, infatti, è stato una delle menti dietro la grande enciclica ''Rerum Novarum'' di Leone XIII. Il suo contributo, spiega Preziosi, è fatto di appunti e consultazioni che arrivavano direttamente al pontefice. Paradossalmente, il clima la rottura in quegli anni dei rapporti tra Chiesa e Stato con il 'non expedit', "diede ai laici un ruolo inedito, che fino ad allora non avevano mai avuto".