SIR - Azione Cattolica. La via da seguire. Giuseppe Toniolo nelle riflessioni del card. Bagnasco, Bhatti, Ornaghi e Zamagni
29 aprile 2012

Un uomo libero, che ha vissuto "un cristianesimo pieno di speranza" e si è mosso sempre nell'amore per la Chiesa e nella fedeltà al Pontefice. È l'immagine di Giuseppe Toniolo, beatificato questa mattina a Roma, che il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, ha proposto alle presidenze diocesane dell'Azione cattolica, riunite in convegno da ieri al 1° maggio alla Domus Pacis di Roma. Il cardinale è intervenuto, questo pomeriggio, in un momento pubblico proposto dall'associazione e dedicato, appunto, all'attualità della figura di Toniolo. "La gioia per la beatificazione - ha dichiarato in apertura il presidente nazionale di Ac, Franco Miano - si trasforma in impegno a far conoscere questa bellissima figura e seguirne l'esempio, pur nelle mutate condizioni" storiche e sociali, ma ciononostante caratterizzate da "un'uguale urgenza di far conoscere il messaggio cristiano".

Una fede integra. Il card. Bagnasco è partito riflettendo sulla cifra della "libertà interiore" del nuovo beato, "uomo senza complessi", "serenamente coraggioso sempre e ovunque". "La sua libertà spirituale - ha precisato - lo ha portato a entrare nei vari campi della sua esistenza - familiare, accademico, sociale e culturale - con serenità e con passione, volendo esserci e sapendo di dover stare nelle situazioni come cristiano e cattolico". "Egli non si lascia piegare dal pensiero dominante dell'epoca, ispirato a un pesante razionalismo anticlericale, né si fa intimorire dal clima ostile che lo circonda nell'ambito universitario a causa della sua fede limpida e dichiarata. Non sacrifica mai la sua fede - neppure qualche aspetto - per la sua carriera accademica", né "la sfuma per omaggiare e ingraziarsi i potenti di turno o per attirare consenso". Proprio perché libero, ha sottolineato Bagnasco, "è un uomo luminoso che vive un cristianesimo pieno di speranza", avendo "alla base" il desiderio di diventare santo, consapevole che "la santità è la via della vita vera e della gioia, e che s'incrocia con la vita concreta di ciascuno secondo la vocazione che Dio dona". Dunque, ha precisato, "la santità non nonostante i propri doveri di famiglia e di lavoro, ma proprio attraverso quei doveri a cui ciascuno è chiamato".

L'amore per la Chiesa e il Papa. Altro aspetto messo in rilievo dal presidente della Cei è stato l'amore di Toniolo "per la Chiesa, che sentiva come la sua famiglia, la sua casa perché la barca di Cristo. E, nella Chiesa, la sua assoluta devozione al Papato e al suo Magistero". Egli, ha osservato, "cercò, con intelligenza e fiducia, di capire la volontà di Dio dall'osservatorio dei suoi ambienti di vita", "sempre alla ricerca delle forme più opportune ed efficaci per dialogare ed essere presente nella storia, perché la fede cattolica potesse incidere nel tessuto umano". Nascono in quest'orizzonte, ha ricordato il porporato, "la felice intuizione delle Settimane Sociali e altre provvidenziali iniziative", fino all'idea dell'Università Cattolica. Egli era "profondamente convinto" della "missione sociale della Chiesa", "fondata sul fatto di avere la visione della storia" e capace di un rinnovamento che può rigenerare l'uomo e, quindi, "ogni sistema economico, finanziario, politico e sociale". "Della persona e del suo primato - ha aggiunto - la Chiesa è esperta, esperta quindi in umanità. Da qui la convinzione profonda del beato, che la società si rigenera quando segue i principi dell'etica sociale cristiana, mentre decade quando se ne allontana: principi che non sono confessionali e quindi riservati ai cattolici, ma universali, perché attengono all'uomo di sempre senza aggettivi, e alla sua esperienza".

Pensiero profetico. Il confronto pubblico è proseguito con la testimonianza di Paul Bhatti, ministro per l'armonia nazionale in Pakistan e fratello di Shahbaz (ministro per le minoranze religiose assassinato il 2 marzo 2011 per far tacere la sua voce volta a riconoscere a ciascuno "la dignità di uomo"), che ha ricordato l'impegno del beato "contro ogni tipo di discriminazione". Mentre il ministro italiano per i beni e le attività culturali Lorenzo Ornaghi (che dal 2002 è rettore di quell'Università Cattolica le cui radici risalgono a Toniolo) lo ha definito "uomo fuori tempo e apparentemente contro tempo per il suo metodo scientifico e per ciò che insegnava", che tuttavia "diventa per noi uomo del nostro tempo e anche profetico". Guardando a lui "ogni etichetta è limitante e riduttiva", mentre il suo pensiero e la sua opera - che contiene "elementi per un nuovo e diverso modello di sviluppo" - sono estremamente validi oggi, con una crisi per uscire dalla quale occorre appunto "un nuovo modello di sviluppo", che non si muova "solo su un piano strettamente economico", ma pure "sociale e culturale". Da ultimo, la riflessione dell'economista bolognese Stefano Zamagni, che ha annotato come "Toniolo mettesse al centro della sua elaborazione economica la categoria del valore" e si battesse per "l'accesso al credito diffuso". "Egli aveva capito - ha concluso Zamagni - che il capitale, il denaro produce benessere, diventa strumento per la costruzione del bene comune, solo quando si trasforma in impresa e lavoro".